Ascolto alla radio la storia di un ragazzo che, una volta adulto, ha voluto prendere il cognome del compagno della madre che lo ha cresciuto per anni con amore. E piango.
Mi capita di vedere un video in cui dei bimbi americani scoprono che il loro più grande desiderio, avere un animale domestico, si trasforma in realtà. E piango.
Guardo una pubblicità di calze in televisione. E piango.
Mio marito ascolta questi miei aneddoti e che fa? Piange. E poi mi racconta i suoi.
E non siamo i soli.
In questo periodo, negli ultimi mesi, ormai si può dire nell’ultimo anno, le persone con cui mi capita di parlare mi riferiscono una commozione latente sempre pronta a prendere il sopravvento, per cose che prima non facevano nemmeno il solletico.
Quello che mi stupisce, spesso, è che la cosa venga ritenuta imbarazzante, difficilmente accettata, sintomo di vecchiaia, di rimbambimento. E che ci si scusi, se questo avviene davanti ad altre persone.
Devo dire che anche io, in certi frangenti, mi sono data della piagnona. Ho pensato “Dai non puoi commuoverti per questo, hai i nervi di carta velina”.
Beh. È VERO. Abbiamo i nervi di carta velina, e per fortuna!
Stiamo vivendo qualcosa di nuovo, inesplorato, confuso, logorante. È normale essere più fragili, sentirsi più vulnerabili. È normale avere delle battute d’arresto, è sano.
Continuare come se niente stesse accadendo sarebbe una negazione bella e buona.
Io credo che quest’anno ci abbia messo alla prova ma ci abbia anche posto in contatto con i nostri sentimenti in un modo in cui non eravamo abituati. Questo contatto, che forse durante il resto della vita era fugace e saltuario, ora pare più radicato, più presente e continuativo.
Ma ben venga!
Essere in contatto con le proprie emozioni può essere uno spunto meraviglioso per conoscerle ste benedette emozioni, per sentirle davvero, per apprezzarne ogni sfumatura.
Senti rabbia? E com’è questa rabbia: è più un fastidio o una vera e propria collera?
Dal “Ciao, anche tu qui? Beh ci si vede” si potrebbe passare al “Ciao non ho potuto fare a meno di notarti, posso offrirti qualcosa da bere?”.
Un appuntamento con le nostre emozioni (con approccio anni ’90, lo so).
Forse si deciderà di non vedersi più, di rimanere amici, di fare finta di non conoscersi, oppure ci scapperà il brillocco, le presentazioni ufficiali e poi le nozze d’oro.
In ogni caso saranno scelte consapevoli.
E ora scusate, vado a comprare i fazzoletti che li ho finiti e mi è appena arrivata una foto di gattini.