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Famigliao Meravigliao

Dai genitori, dai nonni, dalla prozia, insomma dai nostri familiari si prende di tutto: colore dei capelli, alluce valgo, metabolismo lento.

Io per esempio mal di testa cronico, occhi azzurri, fianchi larghi. Aspetto da un momento all’altro le vene varicose. Ma non è tutto qui. Dalla nostra famiglia o comunque dalle figure di accudimento, cioè da chi ci ha cresciuto, prendiamo anche tanti introietti.

Gli introietti sono tutti quegli elementi che fanno parte della personalità e che inevitabilmente, crescendo, assimiliamo come regole auree. Sia che ci vengano dette sia, e direi soprattutto, che ci vengano mostrate. Consciamente o senza rendersene del tutto conto. Finiamo così per crescere convinti che fare questa o quella cosa vada o non vada bene. Sia “OK” o “NON OK”. Sia giusto o sbagliato, da maleducati o da persona perbene, socialmente auspicabile o totalmente inaccettabile: perché ce l’hanno detto e ridetto, l’hanno commentato quando lo vedevano fare a qualcuno, si sono incensati o pentiti quando è capitato che lo facessero loro. Non si piange in pubblico! Le emozioni sono cose private! Se ti mostri per quello che sei sarai sempre considerato un debole! Scusa non volevo piangere, non ce l’ho fatta! Oppure Devi essere libero! Solo seguendo la tua strada sarai felice! Non ascoltare nessuno, solo tu sai cosa vuoi e come fare per ottenerlo! Uuuuh le regole io non le sopporto! Ho scritto le prime cose che mi venivano in mente perché in realtà è tutto giusto e tutto sbagliato.

Il problema degli introietti infatti non è stabilire se siano o meno una verità assoluta, semplicemente perché le verità assolute non esistono, essendo noi uno diverso dall’altro. Il punto è capire, con tanto sforzo e lavoro su di sé, quali introietti siano davvero roba nostra e quali frutto di una interiorizzazione di qualcosa che era di qualcun altro ma che abbiamo fatto nostra senza quasi pensarci. È molto difficile, spesso il confine è così sottile che manco si vede. Ma, cercando di allenare Nostra Signora della Consapevolezza, qualche lente in più per vedere meglio riusciamo a mettercela. In questo modo capiremo se abbiamo indossato vestiti di altri senza nemmeno accorgerci che gli orli erano lunghi, la fantasia non ci piaceva e l’ultimo bottone proprio non si chiudeva. E soprattutto capiremo che forse, grazie a un buon sarto, con qualche piccola modifica su misura, quella giacca sì che finalmente ci calzerà a pennello, sarà fatta apposto per noi e ci muoveremo senza impacci. Che quell’idea lì è proprio mia, adattata ai miei pensieri, ai miei valori, alla mia esperienza. Io ho una pila di vestiti che non mi vanno bene, mò esco e mi compro una taglia&cuci.