La mia amica Francesca, Franca per gli amici, ha frequentato l’università a Pisa. Un giorno ci raccontò questo aneddoto: era a cena con alcuni compagni di corso, per lo più toscani e pugliesi, e dopo aver bevuto un sorso di vino fece una faccia strana ed esclamò “Oddio com’è brusco!”.
Tutti si voltarono verso di lei un po’ straniti e, (ora romanzo un po’!), tra un “Oh he tu disci” e un “Meh” le chiesero che diavolo intendesse.
Lei intendeva acido, acre, aspro. Ma per gli altri, per tutti i presenti, la parola brusco rimandava solamente ad una persona greve, dai modi grossolani e ruvidi, quasi maleducati.
Sul dizionario sono presenti entrambe queste accezioni della parola brusco, ma una cosa è lo Zingarelli un’altra è il personalissimo vocabolario interiore che ognuno di noi possiede.
E non c’entrano le parole che hanno più significati, ma il mondo che ogni parola si porta dietro e che a volte è diversissimo da una persona all’altra. Per la stessa parola Tizio può avere l’Alaska mentre Caio il Marocco.
E parlo di concetti, sensi, emozioni, atmosfere, ricordi, valori.
Le cose poi si complicano quando si parla di emozioni, perché se io parlo di pane so che tendenzialmente la persona con la quale sto interagendo capirà che mi riferisco alle baguettes.
Ma se inizio a discorrere di amore o di rabbia? Di disgusto, di fiducia o di noia? Sempre più difficile: di aspettativa o di riprovazione?
Quello che intendo io potrebbe essere molto diverso da quello che intende chi mi sta di fronte, pur utilizzando gli stessi vocaboli. I nostri significati potrebbero non coincidere. È quasi sicuro che ciò avvenga.
Quante volte è capitato di pensare quella persona non mi capisce. Ecco però forse nemmeno voi capite lei. In realtà è normale, siamo diversi e quindi diversi sono i nostri mondi, esteriori ed interiori: cioè quello che crediamo, pensiamo o proviamo e il modo in cui lo esterniamo, con le parole e con il non verbale (gesti, espressioni facciali…).
Una delle cose che mi piace tanto del Counseling è che non dà nulla per scontato. Io come counselor non posso assolutamente credere di sapere cosa intende il mio cliente mentre dice una parola, una frase o mentre compie un determinato gesto.
Se lui mi parla di suo padre e noto che gli si inumidiscono gli occhi non posso permettermi di pensare che si stia commuovendo o che sia triste. Potrebbero essere lacrime di rabbia, di frustrazione, di paura.
O se una cliente esclama un Porca miseria! come posso io essere sicura che sia arrabbiata? Magari è un’espressione che lei usa per darsi la carica o per esprimere stupore.
Il problema è che nessuno gira con il suo vocabolario privato appeso al collo in modo che si possa andare a leggere il significato di una sua parola o di un suo gesto e il contesto in cui questi sono stati proferiti e compiuti.
Quindi come facciamo a capire cosa realmente intendono le persone quando parlano?
Io uso una tecnica molto precisa che ho perfezionato in anni e anni di studio e di corsi di aggiornamento: glielo chiedo.
Né più né meno… COSA INTENDI QUANDO DICI O FAI QUESTO?
Oh vi assicuro che funziona, e se non ci credete fate una prova con voi stessi. Cosa penso, cosa provo, cosa intendo quando dico XYZ? Vi assicuro che vi si spalancherà un mondo, quello che c’è da sempre ma che ora avete la possibilità di vedere più chiaramente e quindi di spiegare più chiaramente. Magia! Vedrete che anche le relazioni con le altre persone ne gioveranno.
Ma ora le cose importanti, e cioè la domanda che tutti ci stiamo ponendo dall’inizio del pezzo: oh Franca ma che vino era??