Quando devi affrontare una cosa che ti fa paura, quando vorresti che qualcuno ti togliesse dai guai, quando ti senti escluso, quando ridi a crepapelle, quando ti emozioni a guardare un arcobaleno, quando vai in cerca di un abbraccio, quando ti senti come ti sentivi da bambino: in tutti questi momenti della vita sei identificato con il tuo Bambino Interiore. Con quella parte di personalità, presente in tutti noi, che rimane bambina. E cioè che mette in atto i meccanismi e le strategie che mettevamo in atto da bambini, come se fossimo ancora quei bambini.
Le ferite di allora riverberano nell’oggi, si riaprono e bruciano come una volta, e come una volta noi ci comportiamo.
Può accadere solo per un attimo o durare più a lungo, prima che il nostro Sé adulto, il Sé del presente, ritorni ad essere padrone della situazione (se ci riesce).
La cosa che io trovo davvero bella, potente e preziosa è il fatto che quelle ferite, che spesso sono così veloci a riaprirsi, possiamo curarle nel qui e ora. Possiamo accogliere il nostro Sè bambino, comprendere il suo dolore e trovare un modo perché non soffra più, o almeno non così tanto.
Invece di giudicarci immaturi e infantili perché a 43 anni ci sentiamo esclusi se la Bettina non ci ha invitato alla sua cena di compleanno, potremmo ascoltarci meglio e con più indulgenza, capire cosa proviamo, dove ci riportano questi sentimenti, accettarli e pensare a cosa potremmo fare per sentirci meglio.
Questa è vera integrazione, cioè accettare tutte le parti del nostro Sè per arrivare a essere un Unico il più possibile sereno, piuttosto che preda di una perenne lotta interiore.