Evidentemente oggi Antonpiero sta vivendo una situazione che gli provoca una paura incontrollata, che gli fa desiderare che qualcuno arrivi e lo tolga dai guai, lo abbracci e gli dica che tutto andrà bene. Una paura che lo fa tornare il bambino che era, sia nei sentimenti che prova che nei comportamenti che adotta.
È completamente identificato col suo Bambino Interiore.
Se avessimo davanti a noi un bambino che piange e urla spaventato non lo chiuderemmo in uno sgabuzzino al buio sperando così di farlo smettere… oddio, almeno spero!
Lo abbracceremmo, cercheremmo di consolarlo e cercheremmo di capire perché fa così, cosa ha provocato il suo stato. Qual è il suo bisogno.
Col Bambino Interiore non è molto diverso. Se lo si riconosce.
Infatti a volte l’identificazione è così totalizzante che non ci rendiamo conto che sia in atto. Ma se ci alleniamo a pensare di essere composti da tante piccole parti, da tante piccole polarità, e a dare loro ascolto anche nei momenti della vita in cui non per forza premono per uscire, sarà più facile identificarle quando richiederanno la nostra attenzione.
Sarà più semplice riconoscerci come adulti che in alcuni momenti si sentono bambini piuttosto che credere di essere quei bambini. È la stessa differenza che intercorre fra il pensare “Ho sempre paura di tutto, sono debole e immaturo” e “Ci sono situazioni che mi fanno più paura di altre dove mi sembra di perdere il controllo, ma ora so come funziono e che ascoltarmi aiuta a capire che succede”.
Se poi lo si fa con in mano un cono pistacchio e stracciatella è ancora meglio.